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Roberto Matta

  • Immagine del redattore: Stefanini Arte
    Stefanini Arte
  • 25 mag
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 4 giu


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Roberto Sebastián Antonio Matta Echaurren nasce a Santiago del Cile l’11 novembre 1911. Dopo aver studiato architettura all’Universidad Católica di Santiago, si reca a Parigi nel 1934 per lavorare Roberto Sebastián Antonio Matta Echaurren (Santiago del Cile, 11 novembre 1911 – Civitavecchia, Roma, 23 novembre 2002) fu un artista cileno di statura internazionale, la cui fertile immaginazione e la sua audace sperimentazione lo collocano tra le figure più significative del Surrealismo e un precursore fondamentale dell'Espressionismo Astratto americano. Il suo percorso artistico fu un crocevia di discipline, intrecciando l'interesse per l'architettura con la fascinazione per la poesia e sfociando in una pittura visionaria e dinamica che esplorava le profondità dell'inconscio e le metamorfosi del mondo moderno.


Dopo aver intrapreso gli studi di architettura presso l'Universidad Católica di Santiago, la sua sete di nuove esperienze lo condusse a Parigi nel 1934, dove ebbe l'opportunità di lavorare come apprendista nello studio del rivoluzionario architetto Le Corbusier. Questo periodo parigino si rivelò cruciale per la sua evoluzione intellettuale e artistica. Intorno al 1935, Matta entrò in contatto con figure seminali del panorama culturale dell'epoca, tra cui il poeta Federico García Lorca, il maestro del Surrealismo Salvador Dalí e il teorico del movimento André Breton. Quest'ultimo riconobbe immediatamente il potenziale visionario del giovane artista, invitandolo nel 1937 ad abbandonare l'atelier di Le Corbusier per unirsi ufficialmente al movimento surrealista. Nello stesso anno, i suoi disegni vennero esposti alla prestigiosa mostra dei surrealisti presso la Galerie Wildenstein di Parigi, segnando il suo ingresso ufficiale nel mondo dell'arte d'avanguardia.


Nel 1938, Matta intraprese la pittura a olio, dando vita a una serie di paesaggi onirici e metamorfici che egli stesso definì "inscapes" (paesaggi interiori) o "morfologie psichiche". Queste opere rivelavano un universo interiore in continua trasformazione, popolato da forme fluide, colori vibranti e un senso di dinamismo cosmico che divenne una cifra distintiva del suo linguaggio pittorico.


Con l'ombra incombente della Seconda Guerra Mondiale, nel 1939 Matta fu costretto a fuggire dall'Europa, trovando rifugio a New York. Qui si unì alla comunità di artisti surrealisti emigrati, tra cui Max Ernst, Yves Tanguy, André Masson e lo stesso André Breton, con i quali condivise un fertile scambio di idee e sperimentazioni artistiche. Nel 1940, la Julien Levy Gallery di New York ospitò la sua prima mostra personale di dipinti, consacrando la sua presenza sulla scena artistica americana. Nel 1942 partecipò alla significativa mostra "Artists in Exile" presso la Pierre Matisse Gallery di New York, che riuniva molti degli artisti europei fuggiti dal conflitto.


Durante gli anni Quaranta, la pittura di Matta si rivelò sorprendentemente profetica, anticipando molte delle innovazioni che avrebbero caratterizzato l'Espressionismo Astratto americano. La sua libertà formale, l'automatismo psichico e l'energia gestuale influenzarono profondamente molti artisti della cosiddetta Scuola di New York, in particolare i suoi amici Arshile Gorky e Robert Motherwell, che riconobbero in lui un pioniere e una fonte di ispirazione cruciale. Le nuove generazioni di artisti americani lo considerarono un maestro a cui guardare per rinnovare il linguaggio della pittura contemporanea. Verso la fine della guerra, le sue immagini si fecero progressivamente più inquietanti e metamorfiche, popolate da forme meccaniche ibride e caratterizzate da effetti che richiamavano il linguaggio cinematografico, rivelando l'influenza di Marcel Duchamp, che Matta aveva incontrato nel 1944.


Nel 1948, in un clima di crescente tensione e divergenze teoriche, Matta ruppe con il movimento surrealista e fece ritorno in Europa, stabilendosi a Roma nel 1953. La sua ricerca artistica continuò ad evolversi, mantenendo la sua carica visionaria ma aprendosi a nuove sperimentazioni formali e concettuali. Nel 1956 realizzò un'importante pittura murale per il palazzo dell'UNESCO a Parigi, testimoniando la sua capacità di confrontarsi con la dimensione pubblica e monumentale dell'arte.


Il suo contributo all'arte del XX secolo venne riconosciuto a livello istituzionale con un'importante retrospettiva dedicatagli dal Museum of Modern Art di New York nel 1957, successivamente presentata all'Institute of Contemporary Art di Boston e al Walker Art Center di Minneapolis. La sua opera continuò ad essere celebrata in prestigiose manifestazioni internazionali, come la Biennale di San Paolo nel 1962, la Biennale di Berlino nel 1970 e la mostra di Hannover nel 1974. Nel 1990, il suo paese natale gli conferì il Premio Nazionale d'Arte del Cile, e il Museo di Belle Arti di Santiago ospitò una retrospettiva completa delle sue opere, sancendo il suo ruolo di figura di spicco nella storia dell'arte cilena.


Roberto Matta si spense nella sua casa di Civitavecchia, vicino Roma, il 23 novembre 2002, lasciando un'eredità artistica potente e innovativa che continua a ispirare e a interrogare le generazioni di artisti successivi.

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