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Mimmo Paladino

  • Immagine del redattore: Stefanini Arte
    Stefanini Arte
  • 4 giu
  • Tempo di lettura: 4 min

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Domenico Paladino nasce a Paduli, nei pressi di Benevento, il 18 dicembre 1948. Lo zio paterno, Salvatore, è pittore e lo avvia ad interessi artistici, che confluiranno nella frequentazione del Liceo Artistico di Benevento (1964-68).

Nel 1964 visita per la prima volta la Biennale di Venezia, rimanendo affascinato dai pop artisti americani.

Il 1968 è l’anno della sua prima esposizione presso la Galleria Carolina di Portici (Napoli). In quest’occasione viene presentato dal giovane Achille Bonito Oliva, che lo affiancherà criticamente nel corso di tutta la sua carriera artistica, includendolo nel novero degli artisti della Transavanguardia e l’anno successivo lo presenterà nuovamente nella personale di Caserta allo Studio Oggetto di Enzo Cannaviello.

Nel 1977 si trasferisce a Milano. In questo periodo riscopre la pittura e recupera il colore sia nella sua valenza espressiva sia nella matericità del pigmento: il suo interesse si concentra soprattutto sulla peculiarità della figurazione a divenire linguaggio. Immagini astratte e oniriche si susseguono su grandi tele dai forti valori timbrici, spazialmente definite da strutture geometriche, rami e maschere che attraggono l'osservatore. Gli anni a cavallo tra il '78 e l'80 sono da leggersi come un periodo transitorio tra la posizioni concettuali sulle quali era assiso inizialmente e la rinnovata attenzione per la pittura figurativa. Le opere di questa fase sono in prevalenza dipinti monocromatici dalle tinte decise sui quali campeggiano strutture geometriche, ma anche oggetti ritrovati. Nel 1980 giunge all'elaborazione di superfici di grandi dimensioni e opere di forte impatto visivo nelle quali racconta la vita e il mistero della morte. Utilizza l'incisione e molte altre tecniche per rappresentare il proprio "mondo interiore", primordiale e magico. Introduce presto nelle sue tele elementi scolpiti, spiazzando i critici nella sua coesione di modernità e arte povera. Gli inizi degli anni ottanta, però, s'identificano sempre maggiormente con l'affermazione delle potenzialità di una pittura referenziale. Ad "Aperto '80", nell'ambito della Biennale di Venezia, il critico d'arte Achille Bonito Oliva propone la corrente della transavanguardia, di cui fanno parte Chia, Clemente, Cucchi e lo stesso Paladino.

Dal 1985 si cimenta, inoltre, con grandi sculture in bronzo e con installazioni sperimentando così la contaminazione tra diverse forme espressive. Accanto alla pittura, la scultura è quindi parte fondamentale del lavoro di Paladino, come dimostrano alcune importanti opere inserite nel percorso espositivo; si tratta di fusioni in bronzo o in alluminio, legni spesso dipinti, ma anche rame, ferro e altri materiali. Pur nella loro apparente fissità da icone le opere di Paladino conservano sempre un'ambiguità densa di allusioni. Le maschere senza sguardo, i profili arcaici delle teste, custodiscono valenze emblematiche che sfuggono ad un'interpretazione univoca, anzi appaiono serbare enigmi, misteri insondabili o segreti. La sua produzione inizia ad essere conosciuta anche all'estero, grazie ad una mostra itinerante del 1980, che si sposta da Basilea ad Essen, ad Amsterdam, oltre ad una personale alla Badischer Kunstverein di Karlsruhe. Mentre le mostre che espongono le sue opere si susseguono numerose, l'artista prosegue la sua ricerca con una grande varietà di sperimentazioni tecniche e servendosi oltre che di pittura e scultura, anche del disegno e dell’ incisione. Nel 1982 partecipa a Documenta di Kassel e hanno luogo importanti personali e del 1985 è la sua prima retrospettiva al Lenbachhaus di Monaco. Verso la fine degli anni Ottanta si riscontra nei suoi lavori un maggiore rigore ed una composizione molto più semplificata. Nel 1990 realizza la scenografia de La sposa di Messina di Schiller a Gibellina per la regia di Elio Capitani e costruisce per la prima volta la Montagna di sale. Del 1992 è l'installazione permanente Hortus conclusus nel complesso universitario di San Domenico a Benevento. Negli anni successivi si dedica più intensamente alla stampa d'arte ed esplora altri settori, come quello della ceramica e della terracotta. Musei di rilevanza mondiale espongono le sue opere.

A partire dal 2004 Paladino è coinvolto su progetti di svariata natura e di grande portata in tutta Italia. Nel 2004 realizza le porte della nuova chiesa di Padre Pio a San Giovanni Rotondo, inserendosi nel progetto ideato da Renzo Piano. Nel 2006 inizia un progetto su Don Chisciotte, che prevede una mostra con dipinti, sculture e un film e che prosegue con nuove illustrazioni e un libro d’artista. Nel 2008 realizza La porta di Lampedusa, una grande porta in terracotta e ferro, monumento dedicato alla memoria dei migranti deceduti in mare mentre tentavano di raggiungere le sponde italiane fuggendo dai loro paesi d’origine, devastati dai conflitti. Nel 2010 è stato chiamato a creare le scenografie per la serie di concerti dei cantanti Lucio Dalla e Francesco de Gregori (riuniti in un progetto comune a trent’anni di distanza dalla loro prima collaborazione). Nel 2011 realizza il progetto per la nuova sala che ospita la scultura Il Guerriero di Capestrano, del VI secolo a.C., per il Museo di Villa Frigerij a Chieti mentre nel 2012 disegna le luminarie per il palco della “Notte della Taranta” a Melpignano (Le). È invece del 2021 il sipario per il Teatro Regio di Parma.

Alcune opere di Paladino sono presenti in modo permanente in diversi musei italiani. È possibile ammirarle a Napoli, nel Museo Napoli Novecento 1910-1980. Per un museo in progress di Napoli, nel Museo Nazionale di Capodimonte di Napoli e nel Museo d’Arte Contemporanea Donnaregina (MADRE) di Napoli.


Altre opere sono presenti a Roma nella Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, a Bologna nel MAMbo - Museo d’Arte Moderna di Bologna e a Cagliari, nella Galleria d’arte moderna L’installazione Montagna di sale (1990) è stata portata in via definitiva presso il Baglio Di Stefano, un complesso architettonico sede della Fondazione Orestiadi che si trova a Gibellina, in provincia di Trapani. Infine, opere di Paladino sono conservate anche presso il Metropolitan Museum of Art di New York.

Mimmo Paladino vive e lavora tra Paduli, Roma e Milano.


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