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Giorgio Griffa

  • Immagine del redattore: Stefanini Arte
    Stefanini Arte
  • 25 mag
  • Tempo di lettura: 1 min

Aggiornamento: 3 giu



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Giorgio Griffa nasce a Torino nel 1936, manifestando una precoce inclinazione per la pittura fin dalla sua infanzia. Già nella metà degli anni Sessanta, le sue tele rivelano un'incipiente astrazione e una profonda interrogazione sullo statuto stesso della pittura come linguaggio e come oggetto.

Tra il 1967 e il 1968, con l'avvio del ciclo "Segni primari", prende forma il nucleo concettuale e operativo del suo sistema di lavoro. Griffa adotta tele grezze, non preparate, che vengono dipinte a terra, accogliendo tratti e linee essenziali che, nella loro semplicità, evocano un gesto universale, come se appartenessero "alla mano di tutti". In questo periodo cruciale, Griffa si pone immediatamente come uno dei protagonisti del vivace dibattito artistico che emerge dall'esperienza dell'Informale e si fa strada tra le nuove istanze della Pop Art, del Minimalismo e dell'Arte Concettuale. Pur condividendo con gli amici dell'Arte Povera un profondo rispetto e un interesse per l'intelligenza intrinseca della materia, Griffa traccia fin da subito un suo personale e autonomo sentiero di ricerca.

Con una carriera che supera il mezzo secolo e si articola in tredici distinti cicli pittorici, il percorso di Giorgio Griffa si distingue per la sua singolarità, mantenendosi volutamente al di fuori di una specifica corrente o etichetta. Le sue opere, presenti in prestigiose collezioni e musei di tutto il mondo, dalla Tate Modern al Centre Pompidou, sono immediatamente riconoscibili per la sua cifra stilistica inconfondibile: un linguaggio fatto di segni essenziali e di una vibrante orchestrazione cromatica che, con continuità e coerenza, vitalità e intrinseca poesia, si declina da un'opera all'altra, tessendo una narrazione pittorica unica e affascinante.

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