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Carla Accardi

  • Immagine del redattore: Stefanini Arte
    Stefanini Arte
  • 25 mag
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 1 giu



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Nata a Trapani il 9 ottobre 1924, Carla Accardi è cresciuta in una famiglia ricca di illustri esempi di donne forti, in quanto era cugina della scrittrice Evi Zamperini Pucci e della politica Elda Pucci, sindaca di Palermo e candidata all’europarlamento. Da sempre, dunque, la Accardi è stata in contatto con modelli femminili che hanno contribuito all’emancipazione delle donne e al loro riconoscimento in ruoli fino a quel momento di esclusivo appannaggio degli uomini.

Carla Accardi conseguì la maturità classica a Trapani, dopodiché si trasferì a Palermo per frequentare l’Accademia delle belle arti, dove si diplomò nel 1947. Nello stesso anno si trasferì a Roma, dove prese a frequentare l’Osteria Fratelli Menghi, un punto di riferimento della cultura romana dove si incontravano abitualmente artisti, scrittori, poeti, registi. Qui, diede vita al gruppo Forma 1 insieme ad Ugo Attardi, Pietro Consagra, Piero Dorazio, Mino Guerrini, Achille Perilli, Antonio Sanfilippo (che diventerà suo marito nel 1949 e da cui si separò nel 1964) e Giulio Turcato. Si trattava di un collettivo di artisti uniti dalla medesima convinzione per cui l’arte dovesse essere priva di significati allegorici o psicologici, pertanto nelle loro opere tornavano ad attribuire alla forma ed al segno il loro significato essenziale. Forma 1 si poneva di fatto a metà tra l’astrattismo, in quanto le opere del collettivo non risultavano essere né figurative né presentare un’astrazione di oggetti, ed il realismo, trattandosi di forme utilizzate nella loro reale natura, unendo quindi le caratteristiche fondanti delle due principali strade percorse dall’arte italiana in quegli anni. In seguito il gruppo iniziò a prendere strade diverse, per cui alcuni tornarono al figurativismo, mentre altri come Accardi continuarono sulla scia dell’astrattismo. Il gruppo si sciolse definitivamente nel 1951.

La pittrice inaugurò la sua prima mostra personale nel 1950, alla Libreria Age d’Or di Roma, mentre nel 1951 si spostò a Milano iniziando a frequentare la libreria Salto. In questo luogo erano soliti ritrovarsi gli esponenti del gruppo MAC - Movimento arte concreta, tra cui si ricorda Bruno Munari. I principi alla base del MAC non erano molto distanti da Forma 1, con cui condividevano la volontà di portare avanti un astrattismo letteralmente “concreto”, per lo più geometrico e distaccato da qualsiasi interpretazione simbolica delle forme. La Accardi non aderì completamente al gruppo, ma collaborò di tanto in tanto con loro fino a quando non si sciolsero nel 1958. Nel 1955 Accardi inaugurò una mostra personale alla Galleria San Marco di Roma, in occasione della quale presentò la sua ricerca dedicata alla riduzione cromatica e segnica, inoltre nello stesso anno figurava tra gli artisti della mostra Individualità d’oggi dietro invito del critico d’arte francese Michel Tapié, grande promotore dell’arte informale. Tapié inviterà l’Accardi in diverse mostre tra l’Italia e l’estero, consolidandone la fama e rendendola la prima pittrice astrattista donna ad essere conosciuta e rinomata all’estero.

L’artista fece anche parte dei movimenti femministi italiani dando vita, insieme a Elvira Banotti e Carla Lonzi, al gruppo “Rivolta femminile”. In tarda età, la pittrice ricevette alcune nomine: fece, infatti, parte dell’Accademia di Brera nel 1996 ed entrò nella Commissione della Biennale di Venezia nel 1997. Nel 2014, la pittrice accusò un malore, e nonostante una repentina corsa verso l’ospedale Santo Spirito di Roma le sue condizioni apparirono subito piuttosto gravi. Morì poco dopo l’arrivo in ospedale, il 23 febbraio, all’età di novanta anni.


Lo stile e le opere di Carla Accardi

La pratica artistica di Carla Accardi si radica in un astrattismo rigoroso, con una forte affinità al concretismo. La sua pittura si concentra sull'essenzialità di forme, linee e colori, strutturati secondo schemi geometrici che escludono intenzionalmente qualsiasi riferimento simbolico o narrativo. I segni sulla tela non sono astrazioni del reale né portatori di messaggi predefiniti, ma elementi visivi da considerare in sé. Parallelamente, l'impegno femminista di Accardi si manifesta nella sua volontà di superare gli stereotipi di genere nell'arte. Attraverso il suo lavoro, ha rivendicato per le artiste la capacità di esprimere forza e impatto, rompendo con una tradizione che le relegava a temi e modalità espressive considerate "delicate".

Le prime opere, legate all'esperienza del gruppo Forma 1, mostrano una chiara influenza concretista, come evidenziato nella serie delle "Scomposizioni". Successivamente, la sua pittura si orienta verso il monocromo bianco e nero, con l'introduzione della caseina per intensificare le tonalità, come si osserva nell'evoluzione da "Grigio e colori" a "Integrazione ovale". Gli anni '60 segnano un ritorno vibrante al colore, probabilmente in dialogo con la Pop Art, con opere come "Piccoli settori" e "Moltiplicazione verde argento". In questo periodo, introduce un "alfabeto immaginario" di lettere prive di significato semantico, utilizzate come puri segni pittorici.

Tra gli anni '60 e '70, Accardi espande la sua ricerca nello spazio attraverso installazioni realizzate con materiali plastici trasparenti come il sicofoil, culminando nella immersiva "Triplice tenda". Negli anni '80, i monumentali "Lenzuoli" segnano un ritorno alla tela grezza, con un rinnovato protagonismo del segno in diverse varianti cromatiche, ricerca che prosegue negli anni '90 con opere su tela tradizionale come "Grande capriccio viola" e "Residui cauti".





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