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Brian McKee

  • Immagine del redattore: Stefanini Arte
    Stefanini Arte
  • 25 mag
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 3 giu


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Brian McKee (Kansas City, 1977 – 2018) è stato un fotografo americano con una profonda sensibilità per la storia e le dinamiche socio-politiche del mondo, che ha saputo tradurre in immagini di potente impatto visivo e concettuale. La sua formazione artistica si è sviluppata presso la prestigiosa Interlochen Arts Academy e il Bard College. Durante gli anni al Bard College, ha avuto l'opportunità di studiare fotografia con maestri del calibro di Stephen Shore, Larry Fink e Barbara Ess, affinando la sua tecnica e sviluppando una visione autoriale distintiva. Parallelamente, ha coltivato la sua passione per la scrittura, studiando con il celebre poeta John Ashbery, di cui è stato anche assistente per oltre tre anni, un'esperienza che ha indubbiamente arricchito la sua capacità narrativa e la sua attenzione al dettaglio. La sua formazione si è completata con un periodo di cinque anni come assistente del rinomato fotografo Lynn Davis, apprendendo da vicino la precisione e la cura nella composizione che avrebbero caratterizzato il suo lavoro. McKee ha vissuto e lavorato in diverse capitali culturali, tra cui New York City (USA), Vienna (Austria) e Istanbul (Turchia), assorbendo le diverse atmosfere e prospettive che avrebbero alimentato la sua ricerca.

Definendosi uno "storico visivo", Brian McKee intraprendeva attraverso la sua fotografia un'esplorazione ambiziosa, con l'intento di "trasmettere una visione unica e importante di aspetti selezionati della storia mondiale". Il suo sguardo si posava con particolare attenzione sull'architettura e sui paesaggi, che considerava i veri soggetti del suo lavoro, i "detriti della civiltà" attraverso i quali cercava di "esplorare il modo in cui definiamo e ci relazioniamo con la sua esistenza". Pur creando immagini composte ed eseguite con meticolosa precisione tecnica, McKee selezionava con cura progetti che possedessero un significato e un'importanza concettuale che trascendevano il loro mero interesse visivo o la loro bellezza estetica.

Negli ultimi quindici anni della sua carriera, il suo focus si è concentrato sull'esame e sulla visualizzazione di un vasto corpus di opere che indagavano sia le atmosfere sociali e politiche attuali che quelle passate di diverse nazioni. Utilizzando una macchina fotografica Deardorff da 8x10 pollici, uno strumento che imponeva un ritmo lento e riflessivo al suo processo creativo, McKee componeva immagini poetiche, capaci di trasmettere narrazioni complesse e spesso non raccontate, incastonate in un'estetica impeccabile che non esisteva unicamente per scopi ornamentali. Egli amava "l'idea che case, edifici, paesi e città ci forniscono una vera comprensione delle culture che abitavano quegli spazi. Allo stesso tempo sono un riflesso dell'atmosfera sociale, politica e personale che li ha creati".

Il suo distintivo soggetto dell'ascesa e della caduta delle civiltà ebbe origine nel 1999, quando intraprese un progetto fotografico sulle basi militari sovietiche abbandonate nell'ex Germania orientale. Come egli stesso osservò: "A causa di circostanze di cambiamenti politici e sociali, questi siti storici furono lasciati decadere su una scala tanto grande quanto la scala in cui erano stati concepiti e costruiti. All'epoca non sapevo che (…) la costruzione e la distruzione dei nostri vari sistemi di sforzi politici, sociali, finanziari e personali sarebbe stata una cosa su cui mi sarei concentrato per i successivi quindici anni. Da quel primo progetto ho costruito il mio lavoro attorno all'idea che il caos è qualcosa che non è mai pianificato all'interno di una società, ma è comunque inevitabile. Il lavoro in questa mostra rappresenta progetti che ho realizzato nell'ex Unione Sovietica, in Afghanistan, Uzbekistan, India, Libano, Stati Uniti e Turchia, la sede del mio ultimo grande progetto. Ciò che accomuna tutti questi progetti è il fatto che gli ideali umani hanno creato le costruzioni, i confini entro i quali possono esistere. Allo stesso tempo, i nostri stessi ideali, in vari modi, portano al collasso di queste istituzioni".

La sua ricerca fotografica spaziava dalle città abbandonate dell'India e della Cambogia ai relitti del regime sovietico e alle regioni devastate dalla guerra come l'Afghanistan e il Libano, testimoniando una profonda inquietudine per le conseguenze dei conflitti e dei cambiamenti politici sul tessuto sociale e sul paesaggio.

La sua serie "The Power Suites" (2010) si concentrò sulla distruzione sistematica della natura in occasione delle Olimpiadi invernali del 2014 a Sochi, in Russia, evidenziando la fragilità dell'ambiente di fronte alle ambizioni umane.

La sua ultima serie fotografica esposta, intitolata "ŞOK" ("shock" in turco), ritraeva siti abbandonati o degradati in Turchia, un paese che, per secoli, è stato un crocevia di culture, idee, ideali politici, credenze religiose e tumulti, offrendo a McKee un fertile terreno per la sua indagine sulla ciclicità della storia e sulle tracce lasciate dal tempo e dalle ideologie. La prematura scomparsa di Brian McKee nel 2018 ha privato il mondo della fotografia di uno sguardo acuto e profondamente consapevole sulle dinamiche della civiltà contemporanea e sul suo rapporto con il passato.

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