TECNICHE LITOGRAFICHE
- Stefanini Arte

- 25 mag
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 12 set
La terza tecnica d'incisione e' la stampa planografica: la LITOGRAFIA. Se per la xilografia e per la calcografia indicare una data precisa di nascita e' molto difficile o pressoche' impossibile, per la litografia abbiamo sia un inventore che una data. Nel 1796 Aloys Senefelder inizio' ad utilizzare un particolare tipo di pietra calcarea per stampare delle immagini. Il processo e' molto semplice: questa pietra ha la proprieta' di trattenere i grassi se asciutta e di respingerli se bagnata, quindi su matrici perfettamente lisce e asciutte si disegna con un'apposita matita grassa, si bagna la pietra, che ha la particolarita' di assorbire e trattenere a lungo l'acqua, e s'inchiostra. L'inchiostro grasso verra' trattenuto sulle parti disegnate e respinto da quelle bagnate, dopo si proce alla stampa con un particolare torchio orizzontale. La facilita' e velocita' di preparazione delle matrici ne decretarono subito un successo e un'ampia diffusione all'interno dell'industria editoriale. In pochi anni fu sviluppato il processo di CROMOLITOGRAFIA che consente, attraverso l'utilizzo di piu' pietre inchiostrate con diverse tinte e stampate in successione, di ottenere stampe a colori. Bisogna inoltre tener conto che una matrice litografica una volta ripulita e' utilizzabile un numero pressoche' illimitato di volte. Nell'ambito delle incisioni originali la litografia, permettendo il disegno diretto sulla matrice (seppure speculare all'immagine ottenuta dopo la stampa), consente di saltare i lunghi passaggi di trasposizione e ribaltamento dell'immagine iniziale sulla matrice - come invece e' necessario per la xilografia e la calcografia -, riproducendo fedelmente la freschezza originale del segno. Proprio per queste caratteristiche molti artisti si sono avvalsi della litografia per creare grafiche originali. Si spazia da realizzazioni lineari come quelle qui in mostra di Pablo Picasso in cui, in punta di matita, traccia figure d'estrema freschezza che riempiono lo spazio compositivo, oppure quelle di Carlo Carra' che aggiunge un lieve tratteggio per rialzare le forme.

La duttilita' di questa tecnica consente di ottenere sfumature morbidissime, non distanti da quelle della maniera nera. Altra tecnica litografica molto frequentata dai vari artisti, e' la cromolitografia. Ben documentata in mostra da Giorgio de Chirico che se ne avvale alla stregua di una coloritura camaieu e da Massimo Campigli, dove le differenti tinte si compenetrano, miscelandosi in composizioni morbide al limite della rarefazione. Campigli prepara le matrici al risparmio, come fossero xilografie: le ricopre di inchiostro grasso (che in stampa darebbe una tinta piatta) e pulisce man mano il disegno asportando l'inchiostro e risparmiando le parti che poi saranno stampate. Il segno della pulitura non e' netto e si ottiene cosi' quella particolare atmosfera ovattata. Tinte piu' forti, quasi gridate, sono quelle delle cromolitografie di Joan Miro'. Egli utilizza tinte primarie e secondarie sature, impresse in sovrapposizioni e accostamenti impetuosi.




